Il linguaggio popolare (e dialettale) nella letteratura contemporanea
La letteratura nel linguaggio popolare
Le più recenti produzioni letterarie di Giacomo Mameli (Perdasdefogu, Sardegna, 1941) sono centrate sulla raccolta di testimonianze orali e riportate fedelmente nei libri “La ghianda è una ciliegia” 2006, “Il forno e la sirena” 2013, “Le ragazze sono partite” 2015 e “Come figlie, anzi” 2017, libri editi dalla Cuec (Cooperativa universitaria editrice Cagliari). Tutti i testi hanno debuttato al Salone Internazionale del libro di Torino. L'autore ascolta storie nel dialetto locale e le trascrive rispettando al massimo il linguaggio, la forma grammaticale e sintattica dei protagonisti ma senza insistere più di tanto nei cosiddetti sardismi che talora appaiono latinismi moderni. Soprattutto nei testi riferiti a vicende isolane, l'autore dà voce il più delle volte a persone quasi prive di istruzione: ragazze-domestiche-serve che partono dalla Sardegna nel dopoguerra e vanno a cercare lavoro nel Continente italiano o in Svizzera e Germania; oppure ai soldati che partecipano alla seconda guerra mondiale e che partono dall'isola del tutto analfabeti e, semmai, studiano – quando possono - nei campi di prigionia. L'autore traduce in italiano direttamente dal sardo e fa rileggere e approvare i testi dai protagonisti. Fa in modo che il linguaggio semplice dei “testimonial” diventi allo stesso tempo comprensibile ed efficace. Il linguista Gianluigi Beccaria (Università di Torino) ha scritto: “Le piccole storie dei paesi sardi diventano la grande Storia, con assenza di retorica, con pagine drammatiche, con racconti che sono un coro di concordanze”: Mario Morcellini (La Sapienza, Roma): “Mameli entra a pieno nella letteratura moderna, il suo è un modello di narrativa delle classi subalterne”.